Passa ai contenuti principali

Evoluzione e crescita del settore dei servizi di informazione e comunicazione in Italia

 

L’analisi del valore aggiunto generato in Italia dal settore dei servizi di informazione e comunicazione tra il 2014 e il 2023 evidenzia un percorso di crescita complessiva del 26,96%, pari a un incremento di 14.280 milioni di euro. Questo settore, che comprende telecomunicazioni, editoria, media, servizi IT e digitali, rappresenta una colonna portante dell’economia contemporanea, fornendo infrastrutture e competenze indispensabili per il progresso tecnologico e per la digitalizzazione del tessuto industriale. Tuttavia, il trend mostra alcune oscillazioni, che riflettono le dinamiche di mercato, i cambiamenti tecnologici e l’impatto di eventi globali come la pandemia di COVID-19.

Nel 2014 il settore si attestava a un valore aggiunto di 52.970 milioni di euro, con una crescita moderata dello 0,75% nel 2015, raggiungendo i 53.370 milioni. Questo aumento iniziale rispecchia un contesto economico stabile e un lento ma progressivo sviluppo del settore digitale in Italia, che in quegli anni iniziava a integrare nuove tecnologie come il cloud computing e la connettività mobile avanzata. La crescita si è intensificata nel 2016, con un incremento del 4,04% che ha portato il valore aggiunto a 55.530 milioni. Tale miglioramento riflette l’accelerazione degli investimenti in infrastrutture digitali e l’aumento della domanda di servizi di telecomunicazioni, streaming online e soluzioni IT, legati anche all’espansione del commercio elettronico.

Nel 2017 il valore aggiunto del settore ha raggiunto i 56.380 milioni di euro, con un aumento più contenuto dell’1,54%. Questo rallentamento relativo può essere attribuito alla maturazione del mercato delle telecomunicazioni, che ha visto una stabilizzazione della crescita, e alla competizione crescente tra gli operatori del settore. Inoltre, mentre i servizi IT continuavano a espandersi, altri comparti come l’editoria tradizionale e la stampa mostravano segni di declino strutturale, penalizzati dalla transizione verso i media digitali. Nel 2018 si è verificata una contrazione dell’1,31%, con una perdita di circa 741 milioni di euro, che ha portato il valore aggiunto a 55.640 milioni. Questo calo riflette le difficoltà di alcuni segmenti del settore, in particolare quelli legati alla stampa tradizionale e alla pubblicità offline, che continuavano a perdere terreno rispetto ai canali digitali. Parallelamente, le telecomunicazioni, pur mantenendo un ruolo importante, hanno mostrato segnali di stagnazione, con investimenti ridotti in alcune aree chiave come le reti di nuova generazione.

Nel 2019 si è registrata una ripresa con un incremento del 2,75%, per un valore aggiunto totale di 57.170 milioni di euro. Questa crescita è stata trainata dall’espansione dei servizi IT e dal consolidamento dei media digitali, oltre che dall’introduzione di innovazioni tecnologiche come il 5G, che iniziava a essere implementato in alcune aree del Paese. Tuttavia, nel 2020 la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto significativo sul settore, determinando una contrazione dello 0,79%, con un valore aggiunto sceso a 56.720 milioni di euro. Nonostante la crescente importanza della tecnologia durante la crisi sanitaria, con il lavoro da remoto, la didattica a distanza e la maggiore domanda di servizi digitali, altri comparti come l’editoria, i media tradizionali e alcune aree delle telecomunicazioni sono stati colpiti dalla riduzione degli investimenti pubblicitari e dalla contrazione della spesa dei consumatori. L’impatto differenziato della pandemia ha quindi evidenziato le fragilità strutturali di alcuni segmenti del settore e la necessità di una maggiore innovazione e resilienza.

Il 2021 segna una netta inversione di tendenza, con una crescita straordinaria del 10,54% e un valore aggiunto che raggiunge i 62.700 milioni di euro. Questo rimbalzo è stato favorito dalla forte ripresa economica post-pandemia e dalla crescente digitalizzazione delle imprese e della pubblica amministrazione, sostenuta anche dai primi finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La transizione al lavoro ibrido e l’aumento della domanda di servizi cloud, piattaforme collaborative e soluzioni di cybersecurity hanno dato ulteriore impulso al settore. Nel 2022 la crescita è proseguita con un incremento del 3,73%, portando il valore aggiunto a 65.040 milioni di euro, e nel 2023, con un aumento del 3,41%, si è raggiunto il massimo del periodo considerato, pari a 67.260 milioni di euro. Questi risultati positivi testimoniano il consolidamento del settore, che ha beneficiato di un contesto di crescente domanda di innovazione tecnologica, nonché degli investimenti infrastrutturali per l’espansione della rete 5G e per la digitalizzazione dei servizi pubblici.

Guardando al periodo complessivo 2014-2023, il settore ha mostrato una crescita robusta, ma non priva di criticità. Uno dei principali fattori di sviluppo è stato l’aumento della domanda di servizi digitali, sia da parte delle imprese che dei consumatori. Tuttavia, la crescita non è stata uniforme tra i diversi comparti. I servizi IT e le telecomunicazioni hanno rappresentato i principali driver di crescita, grazie alla loro capacità di innovare e di adattarsi alle esigenze del mercato. Al contrario, settori più tradizionali come l’editoria e i media offline hanno sofferto, mostrando la necessità di una trasformazione profonda per mantenere la loro rilevanza. Inoltre, il settore delle telecomunicazioni, pur essendo fondamentale per la digitalizzazione, è stato caratterizzato da margini di profitto in diminuzione a causa della forte concorrenza e della necessità di investimenti infrastrutturali significativi.

Sul piano delle politiche industriali, il settore ha beneficiato di alcune iniziative importanti, come gli incentivi per la digitalizzazione delle imprese e la diffusione della banda ultralarga. Tuttavia, rimangono margini di miglioramento, soprattutto in termini di coordinamento tra pubblico e privato per favorire l’innovazione. Una delle sfide principali è rappresentata dalla formazione del capitale umano, in quanto il settore richiede competenze sempre più specializzate in ambiti come l’intelligenza artificiale, il machine learning e la cybersecurity. Investire nella formazione e nella riqualificazione della forza lavoro sarà essenziale per sostenere la competitività del settore nel lungo termine.

Un altro aspetto cruciale è il potenziamento delle infrastrutture digitali. Sebbene siano stati fatti progressi significativi, in alcune aree del Paese permangono divari nell’accesso alla banda larga e alle reti 5G, che limitano il pieno sviluppo delle opportunità offerte dalla digitalizzazione. Inoltre, sarà fondamentale promuovere l’innovazione nelle piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana ma che spesso faticano a sfruttare appieno le tecnologie digitali a causa della mancanza di risorse e competenze.

In conclusione, il settore dei servizi di informazione e comunicazione in Italia ha mostrato una notevole capacità di crescita e adattamento, trainando la digitalizzazione del Paese e contribuendo in modo significativo al valore aggiunto complessivo dell’economia. Per garantire una crescita sostenibile nel lungo termine, sarà necessario adottare politiche industriali mirate che favoriscano l’innovazione, lo sviluppo delle competenze e il miglioramento delle infrastrutture digitali. Solo attraverso un approccio strategico e coordinato sarà possibile sfruttare appieno il potenziale di questo settore, rendendolo un pilastro sempre più solido dell’economia italiana.

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

Metodo: Prezzi concatenati 2020

 


 

Valore aggiunto nel settore dei  Servizi di informazione e comunicazione 

Miliardi di euro

Variazione Assoluta

Variazione Percentuale

2014

52.975,80

2015

53.375,10

399,3

0,75

2016

55.529,80

2.154,70

4,04

2017

56.383,80

854

1,54

2018

55.642,90

-740,9

-1,31

2019

57.173,80

1.530,90

2,75

2020

56.724,90

-448,9

-0,79

2021

62.702,60

5.977,70

10,54

2022

65.040,60

2.338,00

3,73

2023

67.259,20

2.218,60

3,41

2014-2023

14.283,40

26,96

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Cuneo Fiscale nei Principali Paesi OCSE nel 2024

  I dati mostrano l’evoluzione del tax wedge medio – cioè l’incidenza percentuale delle imposte sul lavoro rispetto al costo totale del lavoro – per un lavoratore single senza figli, con un reddito pari al 100% del salario medio, in un campione ampio di Paesi OCSE, nel periodo 2015–2024. Questo indicatore è centrale per comprendere l’onere fiscale sul lavoro e il suo impatto sull’economia, sull’occupazione e sulla competitività. L’analisi mostra un panorama piuttosto eterogeneo. I Paesi OCSE si collocano su un ampio spettro, che va da chi applica una pressione fiscale minima, come Colombia e Cile, fino a chi presenta carichi elevati, come Belgio e Germania. Nonostante le differenze strutturali tra i sistemi fiscali, è possibile individuare alcune tendenze comuni e differenziazioni regionali e temporali. Cominciando dai Paesi con le pressioni fiscali più alte, il Belgio resta costantemente in cima alla classifica per tutta la serie temporale, pur mostrando un leggero trend dis...

Trend globali nella produzione di nuovi medici

  Il lungo arco temporale compreso tra il 1980 e il 2023 offre uno sguardo ricco di dettagli sull’evoluzione della formazione dei medici in numerosi paesi, misurata in laureati in medicina per 100 000 abitanti. All’inizio degli anni Ottanta diverse nazioni presentavano livelli di ingresso nelle facoltà di medicina piuttosto elevati, con alcuni picchi record, mentre altre registravano numeri più contenuti. Nel corso dei decenni successivi il quadro si è fatto più sfaccettato: a un’estensione e a un potenziamento delle politiche di reclutamento hanno fatto da contraltare oscillazioni legate a riforme accademiche, crisi economiche, ristrutturazioni dei sistemi sanitari e flussi migratori di professionisti. Dall’analisi emerge un generale trend di aumento della produzione di nuovi medici a livello mondiale, benché con intensità e momenti diversi a seconda delle regioni e dei contesti nazionali, riflettendo scelte politiche, bisogni demografici e dinamiche di mercato. A livello comple...

Nord e Sud a confronto: differenze territoriali nei tassi di adeguata alimentazione

  ·          Le regioni del Nord mantengono livelli elevati, ma mostrano cali significativi negli ultimi anni. ·          Il Mezzogiorno registra valori più bassi, con Calabria e Abruzzo in miglioramento, Basilicata in forte calo. ·          Crisi economiche , pandemia e stili di vita hanno inciso profondamente sull’ adeguata alimentazione degli italiani.   L’analisi dei dati relativi all’adeguata alimentazione in Italia nel periodo compreso tra il 2005 e il 2023, misurata attraverso i tassi standardizzati per 100 persone, restituisce un quadro piuttosto articolato, con forti differenze territoriali, variazioni cicliche e trend di lungo periodo che denotano dinamiche sociali, economiche e culturali. Nel Nord e nel Centro i livelli sono generalmente più elevati rispetto al Mezzogiorno, ma anche qui emergono oscillazioni notevoli. In alcune regi...